Lo iodio è essenziale per la produzione di ormoni tiroidei e la sua carenza può presentarsi come uno spettro variegato di disturbi, a seconda del grado di gravità.

Le donne in gravidanza e in allattamento sono particolarmente vulnerabili ai disturbi da carenza di iodio a causa del loro aumentato fabbisogno di questo importante elemento.

Secondo i dati riportati dal Ministero della Salute, si stima che in Italia circa 6 milioni di persone soffrono di gozzo (una delle conseguenze più conosciute correlate alla carenza di iodio), ovvero più del 10% della popolazione.

Inoltre, anche se le forme più gravi dei disturbi da carenza iodica sono ormai scomparse, sono ancora frequenti i casi di problemi neurologici minori. Si stima inoltre, che oltre 1,8 miliardi di persone in tutto il mondo non assuma abbastanza iodio nella loro dieta, correndo il rischio di carenza di iodio.

Durante la gravidanza la produzione di ormoni tiroidei aumenta del 50%, il che accresce il fabbisogno giornaliero di iodio.

Durante questa fase delicata, una grave carenza materna di iodio è stata associata a cretinismo o alterato sviluppo neurologico nei bambini e complicanze ostetriche.

La iodazione universale del sale ha dimostrato di avere successo nell'ottimizzazione dei livelli di iodio nella popolazione: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda infatti di aggiungere iodio al sale per prevenire problemi causati dalla sua mancanza.

Per quanto riguarda la quantificazione di questo importante elemento, attualmente non esiste un biomarcatore preciso per valutare lo stato di iodio individuale. Per valutarne i livelli vengono frequentemente utilizzate le concentrazioni urinarie mediane di iodio: un valore compreso tra 150 e 250 μg/ L, in gravidanza, non richiede una particolare integrazione di iodio; al contrario, se donne in gravidanza presentano concentrazioni inferiori a 150 μg/L, si raccomanda di assumere una dose giornaliera di 150 μg di integratore di iodio.

Gli studiosi precisano inoltre quanto sia utile in donne gravide, oltre a tener conto dei livelli di concentrazione urinaria, valutare anche il contenuto di iodio mediano nel latte materno.

Durante l’allattamento, invece, se necessaria l'integrazione di iodio, si è dimostrata più efficace l'integrazione diretta della madre rispetto ad un’integrazione del bambino.

Pertanto, anche se è un parametro meno conosciuto e diffuso (e forse sottovalutato?) quello dei livelli di iodio è di fondamentale importanza. Per cominciare, quindi, potremmo iniziare a tavola: poco sale, sì, ma magari iodato.

Bibliografia
Rodriguez-Diaz E, Pearce EN. Iodine Status and Supplementation Before, During, and After Pregnancy. Best Pract Res Clin Endocrinol Metab. Jul 2020.