La presenza di cadmio negli alimenti può essere correlata all’uso di piatti o contenitori smaltati e in ceramica. Una quantità minima può essere presente nell’acqua potabile.

La sua emivita nell’organismo varia dai sedici ai trent’anni. Alcune malattie dei polmoni come enfisema, asma e bronchiti e ipertensione, potrebbero essere correlate a una sua lenta intossicazione.

Questo elemento è diffusamente utilizzato per la produzione di batterie, coloranti, vernici, per la manifattura di bicchieri e come rivestimento di altri metalli, principalmente come anticorrosivo di lamiere d’acciaio.

È risaputo che il cadmio viene assorbito in maniera significativa dal fumo di sigarette, in quanto si accumula naturalmente nella pianta del tabacco (Nicotiana tabacum). L’apporto medio di cadmio, fumando 20 sigarette al giorno, si attesta intorno a 1mcg.

Il cadmio può indurre cambiamenti epigenetici, che svolgono un ruolo chiave nello sviluppo di numerosi tipi di tumore, malattie croniche o altri numerosi disturbi. Altri effetti del cadmio possono essere lo stress ossidativo e la produzione di ROS, condizioni che possono controbilanciate mediante l’attivazione di barriere, enzimatica (superossido dismutasi, catalasi, glutatione perossidasi) e non enzimatica (glutatione, vitamina C, vitamina E).

Possiamo dire che, fornendo adeguate quantitativi di micronutrienti (zinco, ferro e calcio), è possibile proteggere l’organismo dall’assorbimento e dalla tossicità del cadmio.

Inoltre, per mitigare gli effetti dannosi del cadmio possono essere utili composti quali polifenoli, melatonina, carotenoidi, L-carnitina e coenzima Q10.

 

Biblilografia
Charkiewicz AE, et al. Cadmium Toxicity and Health Effects—A Brief Summary. Molecules 2023, 28, 6620.