La calcolosi renale è una patologia molto diffusa nel mondo occidentale, in particolare in Italia, dove l’incidenza stimata è di circa 100.000 nuovi casi all’anno.

Si calcola che a soffrirne sia circa il 10% della popolazione maschile e il 5% della popolazione femminile e l'età con maggiore incidenza sarebbe quella tra i 30 e i 50 anni. Le recidive sono molto frequenti e si verificano con una percentuale che varia, a seconda degli studi, dal 25 al 50% dei casi dopo un periodo di 5 anni.

Tra le cause scatenanti emergono i fattori genetici legati alla familiarità, la dieta e la scarsa assunzione di liquidi.

Parlando di dieta, negli ultimi decenni sono stati compiuti progressi sostanziali nella comprensione della relazione tra dieta e rischio di nefrolitiasi (termine clinico riferito ai calcoli renali).

Da quanto emerso negli studi prospettici di coorte, una maggiore assunzione di frutta, verdura, fibre, potassio(K), calcio (Ca) e liquidi sarebbe associata a una minore incidenza di nefrolitiasi, mentre maggiori assunzioni di ossalato, proteine ​​animali, fruttosio e vitamina C sono indipendentemente associati a una maggiore incidenza di calcoli renali.

L’obiettivo di un’equipe di ricercatori è stato quello di studiare prospetticamente l’associazione tra aderenza alla dieta mediterranea e il rischio di calcoli renali.

È stato quindi condotto uno studio longitudinale utilizzando 3 diverse coorti, per le quali è stata valutata la dieta ogni 4 anni utilizzando un FFQ e calcolata l'aderenza alla dieta Mediterranea utilizzando il punteggio alternativo della dieta Mediterranea (aMED). Inoltre, un sottogruppo di 6077 partecipanti ha fornito almeno un campione di urina nelle 24 ore, che ha permesso di analizzare l'escrezione urinaria dei soluti.

I risultati sono stati certamente significativi: oltre alla minore incidenza di calcoli renali, è stato dimostrato che una maggiore aderenza alla dieta mediterranea è associata a una serie di importanti esiti sulla salute, come un minor rischio di malattie cardiovascolari e diabete, tra gli altri.

I partecipanti che hanno riportato un punteggio aMED più alto riportano un rischio di sviluppare calcoli renali tra il 13% e il 41% inferiore rispetto ai partecipanti con punteggio aMED più basso. Un punteggio aMED più elevato è stato infatti associato a citrato urinario, magnesio, ossalato, fosfato, acido urico, volume e pH più elevati e un valore di sodio urinario inferiore, con conseguente minore sovrasaturazione per ossalato di calcio, fosfato di calcio e acido urico.

È quindi possibile fare bene i propri “calcoli” partendo dalla tavola e dalle nostre abitudini alimentari: gli studiosi confermano infatti che l'aderenza a una dieta Mediterranea è associata a un minor rischio di sviluppare calcoli renali.

Bibliografia
Rodriguez A, Curhan GC, Gambaro G, Taylor EN, Ferraro PM. Mediterranean diet adherence and risk of incident kidney stones. Am J Clin Nutr. 2020 Apr 9.