L’emicrania è una delle maggiori cause di invalidità in tutto il mondo. Negli ultimi decenni le opzioni di cura per questo disturbo sono molto migliorate, eppure i pazienti continuano a soffrire di un dolore significativo nonostante assumano numerosi farmaci.

Come capita con tutte le patologie croniche multifattoriali, avere una comprensione incompleta dei meccanismi biologici che stanno alla base dell’emicrania cronica ha limitato lo sviluppo di approcci efficaci per prevenirla e trattarla.

Gli omega-3 e -6 sono tra i maggiori componenti dei tessuti implicati nella patogenesi dell’emicrania, dove fungono da precursori di svariate famiglie di mediatori lipidici bioattivi che regolano il dolore (come prostaglandine, leucotrieni, resolvine e maresine). Questi mediatori lipidici sono noti come ossilipine.

Dal momento che l’organismo umano non è in grado di sintetizzare gli omega-3 e -6, i livelli di questi acidi grassi e le loro ossilipine derivate dipende dall’alimentazione.

Il presente studio si è dato l’obiettivo di determinare se sia possibile alterare la circolazione dei mediatori lipidici implicati nella patogenesi del malditesta attraverso interventi alimentari che aumentino gli omega-3 con o senza la riduzione acido linoleico (omega-6) in adulti con emicrania.

Lo scopo? Molto semplice: diminuire il dolore sofferto dai pazienti.

Sono stati reclutati 128 partecipanti, di età media 38 anni, con episodi di emicrania tra i 5 e i 20 giorni al mese.

I volontari hanno ricevuto dei kit alimentari che includevano pesce, verdure, hummus, insalate e prodotti per la colazione. Le tre diete proposte avevano queste caratteristiche principali:

  • Un gruppo ha ricevuto pasti con alti livelli di pesce grasso o olio da pesce grasso, e bassi livelli di acido linoleico
  • Il secondo gruppo ha ricevuto pasti con alti livelli di pesce grasso o olio da pesce grasso, e maggior quantità di acido linoleico
  • Il terzo gruppo ha ricevuto pasti con alti livelli di acido linoleico e bassi livelli di pesce grasso, quanto bastava per stare nella media d’assunzione statunitense

Per le 16 settimane di intervento, i partecipanti hanno monitorato il numero di giorni di emicrania, la durata e l’intensità, oltre a segnare come i loro attacchi influenzassero la capacità di stare a lavoro, a scuola e nella vita sociale. Infine, segnavano con quale frequenza era necessario assumere farmaci.

All’inizio dello studio, in media i partecipanti soffrivano di 16 attacchi di emicrania al giorno, oltre 5 ore di dolore per ogni attacco, e riportavano come questo impattava gravemente sulla loro qualità di vita, nonostante assumessero molti farmaci.

La dieta con più pesce grasso è risultata in una riduzione tra il 30 e il 40% nelle ore totali di emicrania al giorno, comparata al gruppo controllo.

I campioni di sangue prelevati ai partecipanti di questo gruppo avevano inoltre minori livelli di lipidi correlati al dolore.

A fronte dei miglioramenti di dolore e frequenza di emicrania, i partecipanti hanno riportato piccoli miglioramenti nella loro qualità di vita, rispetto agli altri gruppi.

Secondo gli Autori, questo studio fornisce un’evidenza intrigante: i cambiamenti alimentari hanno il potenziale di migliorare una condizione di dolore molto debilitante come l’emicrania, senza gli effetti collaterali spesso dovuti all’assunzione di farmaci.

Questo studio clinico convalida l’ipotesi di partenza: una dieta basata su un’alta concentrazione di omega-3, riducendo le fonti di acido linoleico, è un sostegno promettente per ridurre l’impatto dell’emicrania.

Ciò che mangiamo può influenzare i percorsi del dolore. Un tema che l’équipe si augura di poter approfondire.

Bibliografia
Ramsden CE et al. Dietary alteration of n-3 and n-6 fatty acids for headache reduction in adults with migraine: randomized controlled trial. BMJ. 2021 Jun 30;374:n1448.