Infatti, vegetariani e vegani rappresentano gruppi di popolazione a rischio di carenza di zinco, in quanto un eccessivo consumo di fitati (naturali chelanti degli ioni zinco contenuti in frutta secca, cereali non raffinati, legumi, riso, etc.,) ne riduce seriamente l’assorbimento nell’organismo. Di conseguenza, diete ricche di fitati provocano carenza di zinco e la carenza di zinco causa una seria compromissione del sistema immunitario.

Di questo si è occupata la review australiana che presentiamo, dell’azione antivirale dello zinco nell’organismo umano.

Negli ultimi cinquant’anni numerosi studi hanno dimostrato l’attività antivirale dello zinco contro molteplici virus e con differenti meccanismi. L’utilizzo terapeutico dello zinco si è concentrato soprattutto nei confronti dei rinovirus e di altri virus del “raffreddore comune” come l’influenza e il coronavirus e dell’herpes simplex, grazie alla capacità di tale microelemento di inibire la replicazione e la disseminazione virale.

Sebbene nei paesi ad alto reddito la carenza di zinco sia meno diffusa (colpisce infatti un quarto della popolazione dei paesi sviluppati), tale condizione è osservata negli anziani, nei soggetti con malattie croniche come la cirrosi o malattie infiammatorie intestinali e, come già detto, nei vegetariani e nei vegani.

Lo zinco è un elemento traccia essenziale indispensabile per la crescita, lo sviluppo e il mantenimento della funzione immunitaria, in grado di influenzare tutti gli organi e le cellule. Dopo il ferro, è il più abbondante elemento traccia nell’organismo ed è responsabile, tra le altre cose, dell’attività di circa 2000 enzimi e di numerosi processi cellulari.

La rassegna conclude affermando che: 1) l’integrazione di zinco migliora la risposta antivirale e l’immunità sistemica in pazienti con carenza di zinco e 2) il trattamento con zinco inibisce specificatamente la replicazione virale e i sintomi correlati all’infezione.

Bibliografia
Read SA, Obeid S, Ahlenstiel C, Ahlenstiel G. The Role of Zinc in Antiviral Immunity. Adv Nutr. 2019;0:1–15.