Per prevenire l’infiammazione dei diverticoli, estroflessioni della mucosa e della sottomucosa lungo la parte degli organi cavi dell’apparato digerente, è necessario fare attività fisica, consumare più fibre, frutta e verdura, ma anche limitare il consumo di carne rossa. Questo è quanto emerge da uno studio americano condotto dal Massachusetts General Hospital e dalla Harvard Medical School di Boston.

I dati analizzati nello studio riguardavano 46.500 uomini tra i 40 e i 75 anni che avevano preso parte ad uno studio condotto tra il 1986 e il 2012: ogni 4 anni gli individui avevano riferito la frequenza del consumo di carni rosse, carni processate e pesce dell’anno precedente. Durante i 26 anni dello studio 764 uomini hanno sviluppato la patologia.

Dopo aver corretto i dati da possibili fattori devianti (scarso apporto di fibre, sedentarietà, o altro), gli autori hanno notato che un maggior apporto di carne rossa era associato ad un aumento del rischio di diverticolite del 58%. L’aumento massimo era correlato al consumo di sei porzioni a settimana e ogni porzione quotidiana era associata ad un aumento del rischio del 18%. Dallo studio è anche emerso che sostituire una porzione con pesce o pollo riduceva il rischio di diverticolite del 20%.

I ricercatori hanno ipotizzato che un abbondante consumo di carne rossa potrebbe alterare la flora batterica intestinale e aumentare gli agenti infiammatori.

La diverticolosi interessa più frequentemente i paesi occidentali e industrializzati; la ragione non è ancora stata chiarita, ma si ipotizza che sia da ricercarsi nelle abitudini alimentari e nello stile di vita.
Il sintomo caratteristico della diverticolosi è il dolore addominale che può essere di tipo crampiforme oppure diffuso e mal definito, associato talvolta a stitichezza. La maggior parte delle persone che si rivolgono al medico con diverticolosi del colon sono già a conoscenza del loro problema e dei cambiamenti insorti gradualmente nelle loro abitudini intestinali. Quando i sintomi compaiono in una persona con più di 40 anni di età, resta comunque fondamentale la valutazione specialistica per escludere patologie più pericolose come il cancro del colon o del retto

 

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