Tradizionalmente impiegato per le malattie da raffreddamento, il sambuco presenta bacche nero-violetto ricche di antocianine, un gruppo di composti fenolici considerati i più efficaci principi attivi, la cui presenza nella pianta potrebbe spiegarne il pronunciato effetto antinfiammatorio.

Studi recenti sembrano confermare l’utilizzo tradizionale del sambuco, come risulta da una rassegna di alcuni studi clinici che ha coinvolto oltre 900 adulti e che ha esaminato l’uso a breve termine di formulazioni a base di sambuco (fino a 15 giorni di assunzione).

Nel giro di due giorni la maggioranza dei partecipanti ha sperimentato una significativa riduzione dei sintomi (-50%).

Ciò suggerisce che l’estratto di sambuco può ridurre la sintomatologia influenzale (febbre, mal di testa, congestione e secrezione nasale), soprattutto se assunto entro 48 ore dall’esordio del raffreddore e dei sintomi ad esso associati.

In uno degli studi presentati nella rassegna, l’assunzione di 2 capsule al giorno di 300 mg di estratto idroalcolico di sambuco in viaggiatori sottoposti a voli di lunga distanza (a partire da 10 giorni prima del viaggio con intervalli di 8 ore), ha dimostrato un maggiore effetto protettivo contro lo sviluppo di infezioni delle vie respiratorie.

 

Bibliografia
Harnett J, Oakes K, Carè J, Leach J, Brown D, Cramer H, Pinter TA, Steel A, Anheyer D. The effect of Sambucus nigra berry on acute respiratory viral infections: a rapid review of clinical studies. Advances in Integrative Medicine. 2020; 240-246.