Questi sono i risultati di una recente rassegna che ha selezionato alcuni studi clinici in doppio cieco, condotti per valutare l’effetto ipotensivo dell’estratto di caffè verde.

La metanalisi, totalizzando 364 soggetti per un periodo di somministrazione di 4-26 settimane, ha mostrato un’associazione tra assunzione di acidi clorogenici e diminuzione dei parametri pressori, effetto che aggiungendosi alla capacità di ridurre la glicemia e la massa grassa, propone il caffè verde come integratore valido nella sindrome metabolica.

Studi di laboratorio hanno dimostrato l’azione scavenger (spazzino) dei radicali liberi e l’aumento della capacità antiossidante.

Ed è proprio grazie a quest’azione che gli acidi clorogenici possono aumentare la biodisponibilità di ossido nitrico, favorendo il miglioramento della disfunzione endoteliale e dell’ipertrofia vascolare, con conseguente riduzione della pressione sanguigna.Nel caffè verde, cioè nel chicco di caffè al momento della raccolta, il contenuto in composti fenolici è rilevante e gli acidi clorogenici rappresentano la sostanza predominante (costituiscono infatti il 5-10% del totale). Dopo la fermentazione e la tostatura, il contenuto residuo di acidi clorogenici scende all’1-5%.

Bibliografia
Onakpoya IJ, Spencer EA, Thompson MJ, Heneghan CJ. The effect of chlorogenic acid on blood pressure: a systematic review and meta-analysis of randomized clinical trials. J Hum Hypertens. 2014 Jun 19.

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