Come sottolinea il Dott. Santus, primario di pneumologia riabilitativa della Fondazione Maugeri e ricercatore di malattie respiratorie presso l’Università di Milano, il Pm10 e il Pm2,5 si depositano su alveoli e bronchi, favorendo un processo infiammatorio che può diffondersi a tutto l’apparato respiratorio e anche a quello cardiovascolare.

L’inalazione delle polveri sottili può aumentare il rischio di contrarre raffreddore, tosse, infezioni virali e quindi influenze.

Questi rischi aumentano se consideriamo le fasce di età più sensibili come bambini, anziani e chi soffre già di problemi respiratori come asmatici, bronchitici cronici soprattutto quelli affetti da BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva).

Molti dati correlano i picchi di Pm10 nell’aria con aumento di crisi asmatiche, bronchiti acute e nei bambini anche tracheiti. Purtroppo anche attacchi cardiaci e cardiovascolari sembrano aumentare.

Tra le varie strategie per proteggersi dall’inquinamento si è rilevato utile l’utilizzo di n-acetilcisteina. Questa sostanza ad azione mucolitica possiede anche proprietà antiossidanti e antinfiammatorie che proteggono l’apparato respiratorio dallo stress ossidativo principale responsabile della flogosi polmonare.

La n-acetilcisteina è infatti in grado di rigenerare il glutatione e aumentarne i livelli contrastando la formazione dei radicali liberi. Inoltre è in grado di chelare alcuni elementi tossici che accumulandosi nell’organismo potrebbero scatenare reazioni infiammatorie.

 

Bibliografia
Santus P., Corsico A.,Solidoro P., Braido F., Di Marco F., Scichilone N. Oxidative Stress and Respiratory System: Pharmacological and Clinical Reappraisal of N-Acetylcysteine. COPD Journal, 2014.