Ayurveda è la medicina tradizionale praticata in India da millenni, ha origini salde e antiche che si intrecciano con la mitologia, e dagli anni 2000 molte piante medicinali ayurvediche sono entrate in occidente grazie alla fitoterapia: la comunità scientifica ci va coi piedi di piombo, perché laddove si documenta efficacia si possano garantire sicurezza d’uso e precisione nei dosaggi.

Con il progressivo invecchiamento della popolazione mondiale, tutti gli approcci collaterali/alternativi agli interventi farmacologici avranno una rilevanza sempre maggiore; sia in termini di prevenzione che di cura.

Una interessante review ha recentemente scandagliato la letteratura esistente concentrandosi sul ruolo che alcune di queste piante hanno mostrato di avere nella demenza, termine usato dagli Autori per riferirsi a sintomi come smemoratezza e perdita di memoria.

L’ashwagandha (Whitania somnifera) è nota per la sua funzione adattogena e antistress. Nella letteratura le sue radici possono migliorare le difese dell’organismo e produrre un potente effetto antiossidante che contrasta il danno cellulare causato dai radicali liberi e dai mediatori dell’infiammazione. Tra gli studi clinici riportati, un’aggiunta di 500 mg al giorno di Withania somnifera ai farmaci ha mostrato miglioramenti nella memoria lavorativa auditiva e verbale, nei tempi di reazione e nella cognizione sociale in pazienti con disturbo bipolare.

Meno nota ma dal profilo interessante, la Bacopa monnieri è conosciuta per la sua capacità di migliorare lo stato di diversi disturbi del sistema nervoso (insonnia, ansia ed epilessia), ma anche per rinforzare memoria e intelligenza. In uno degli studi riportati, a seguito di 3 mesi di assunzione di bacopa, in un gruppo di persone tra i 40 e i 65 anni è aumentata la capacità di ricordare nuove informazioni. Inoltre, in uno studio su over 65 senza demenza, dopo 12 settimane di somministrazione di 300 mg di bacopa, sono migliorate le performance nel test di Stroop e nel “richiamo ritardato”. Ancora, la somministrazione di 300 mg al giorno di bacopa in volontari sani sopra i 55 anni ha mostrato un miglioramento in apprendimento verbale, acquisizione della memoria e nel “richiamo ritardato”.

Alla Centella asiatica, o Gotu kola, sono state riconosciute capacità di rinforzo della memoria e del sostegno alla funzionalità del microcircolo. In anni recenti, alcuni studi hanno mostrato i promettenti effetti cognitivi dell’estratto di centella; un gruppo di anziani volontari e sani, dopo 2 mesi di assunzione di centella (750 mg al giorno) ha mostrato miglioramenti nella memoria lavorativa e nell’umore.

Molti studi hanno evidenziato un legame tra colesterolo, il processamento del precursore della proteina amiloide e l’Alzheimer. L’azione riconosciuta del guggul, che può avere effetti benefici sul metabolismo lipidico, ha introdotto l’ipotesi che questa resina possa contribuire alla prevenzione della sindrome di Alzheimer proprio per la sua capacità di diminuire il colesterolo.

Alla luce di questi e altri dati clinici veramente sorprendenti, gli Autori concludono che non solo le piante medicinali della tradizione ayurvedica riducono l’invecchiamento del cervello, sono antistress e rinforzano la memoria, ma inducono anche effetti antiossidanti, antinfiammatori, antiamiloidogenici e a supporto del sistema immunitario nel corpo umano.

La letteratura è già abbondante, ma i Ricercatori sottolineano come ulteriori validazioni scientifiche sono necessarie per una conferma e un’accettazione globale di questi rimedi.

Bibliografia
Farooqui AA, Farooqui T, Madan A, Ong JH, Ong WY. Ayurvedic Medicine for the Treatment of Dementia: Mechanistic Aspects. Evid Based Complement Alternat Med. 2018 May 15.