Le due forme naturali di vitamina K sono la vitamina K1 (fillochinone) e la vitamina K2 (menachinoni). Principale fonte dietetica di vitamina K, la vitamina K1 si trova in varie verdure a foglia verde e oli vegetali. La vitamina K2, invece, nelle forme di MK-7 e MK-9, si trova negli alimenti fermentati. I menachinoni possono infatti avere una lunghezza della catena laterale variabile, da 4 a 15 unità, indicata come MK-n, dove n indica il numero di unità di isoprenoide.

Un alimento tradizionale giapponese, il natto, che è un prodotto ottenuto mediante la fermentazione della soia con un tipo specifico di Bacillus subtilis, contiene MK-7 ad altissima concentrazione (200–400 mcg di MK-7 per una porzione di 30–45 g).

I Ricercatori giapponesi hanno deciso di pubblicare una review per fare il punto della situazione sulla vitamina K, analizzandone nel dettaglio e in modo completo il suo ruolo cruciale nei confronti della salute ossea.

La vitamina K è necessaria per attivare un gruppo di proteine molto importanti, che prendono il nome di Proteine Vitamina K dipendenti (VKDP). Numerosi fattori di coagulazione del sangue sono esempi ben noti di VKDP, che vengono sintetizzati nel fegato. Per questo motivo, la vitamina K, principalmente nella forma di vitamina K1, è un nutriente indispensabile per la normale coagulazione del sangue.

Vi sono poi importanti VKDP che agiscono a livello extraepatico: i ricercatori ne hanno infatti descritto un ruolo importante nel mantenimento del metabolismo osseo e nell'inibizione della calcificazione vascolare, portando a un miglioramento sia della salute ossea che cardiovascolare.

In base alle evidenze scientifiche, i ricercatori sottolineano che tra i vari omologhi di vitamina K, solo l'MK-7 (menachinone-7 o vitamina K2) può promuovere l’attivazione di VKDP extraepatiche; pare infatti che la forma di MK-7 abbia una maggiore efficacia grazie alla sua biodisponibilità più elevata e all'emivita più lunga rispetto ad altri omologhi di vitamina K. 

A confermare gli effetti dell’MK-7 sono alcuni studi regionali, che hanno dimostrato come il consumo di natto riduceva l'incidenza di fratture dell'anca nelle donne. In Giappone, un ampio studio prospettico di coorte ha rivelato che l'assunzione di natto è inversamente correlata al rischio di frattura: il natto è infatti stato consumato per secoli in Giappone e questo ha contribuito a confermarne l’assenza di effetti collaterali, anche con assunzione prolungata e frequente.

Tra le principali proteine attivate dall’MK-7 per promuovere la mineralizzazione ossea vi è l'osteocalcina, che viene utilizzata come biomarcatore per il metabolismo osseo. La carenza di vitamina K porta infatti ad un aumento di osteocalcina inattiva, parametro strettamente associato al rischio di fratture dell'anca.

È quindi elevato il numero di attori che partecipano al mantenimento della salute ossea, tra i quali la vitamina K sta nel tempo assumendo un ruolo da protagonista.

Bibliografia
Sato T, Inaba N, Yamashita T. MK-7 and Its Effects on Bone Quality and Strength. Nutrients. 2020 Mar 31;12(4):965.