La popolazione mondiale cambia sempre più velocemente e, travolta dalla modernizzazione, fa suo lo sviluppo tecnologico: le comunicazioni diventano rapide, i contatti si moltiplicano, i commerci internazionali non hanno confini… se prima le popolazioni indigene continuavano a vivere le loro tradizioni indifferenti a questi processi, ora il cambiamento è talmente globale che il confronto si è reso necessario.

Per noi europei, da secoli stregati dal fascino esotico di quei luoghi, suona strano se non bizzarro, ma è tutto vero: negli ultimi anni in Micronesia, le splendide isole nel mezzo dell’Oceano Pacifico, si è registrato un significativo aumento delle malattie legate allo stile di vita, ossia quelle non trasmissibili come diabete, ipertensione ed obesità.

Com’è possibile una simile tendenza? Dagli anni ’60 è profondamente cambiato lo stile di vita di queste popolazioni, che hanno sostituito con gli alimenti trasformati la dieta locale e hanno preferito la mancanza di movimento all’utilizzo di pratiche tradizionali come la canoa e la coltivazione dei terreni. I dati sul tasso di obesità nel mondo vedono ben 8 località delle isole del Pacifico tra le prime 10 posizioni.

È per questo che negli ultimi anni si sta cercando di identificare quali siano gli effetti sulla salute della transizione tra uno stile di vita tradizionale e uno più modernizzato; esistono anche implicazioni sull’invecchiamento e la longevità che occorre capire più a fondo. Secondo gli Autori di questo studio, è comparando gli stili di vita di popolazioni che condividano le linee genetiche che si potrà far luce su gli effetti della modernizzazione.

A Pohnpei, per esempio, Il 25% degli adulti è diabetico e il 60% obeso. Questo studio ha analizzato la relazione tra la diminuzione delle pratiche tradizionali e il declino della salute nella popolazione dello Stato di Pohnpei, che conta 407 abitanti. Per farlo, la squadra interdisciplinare ha sviluppato due scale di valutazione: una per classificare gli individui quanto alla continuità con la tradizione, ed uno riguardante il grado di sanità dello stile di vita. I partecipanti sono stati categorizzati tra abitanti in remoti atolli, nell’isola principale o come popolazione transitoria (trasferiti di recente da un atollo verso l’isola principale, o viceversa).

Gli abitanti di comunità transitorie hanno avuto un punteggio basso sia sulla scala della tradizione che su quella della salute, laddove i Ricercatori avevano ipotizzato un posizionamento intermedio. Come previsto, invece, coloro che risiedono in zone più remote vivono uno stile di vita più tradizionale e anche più sano. Le popolazioni locali vivono di pesca, si spostano in canoa, coltivano, lavorano le erbe e si curano seguendo vie tradizionali…

Più il punteggio di un individuo era alto nella scala delle tradizioni, più lo era anche quello della salute; questo suggerisce quanto sia importante praticare uno stile di vita tradizionale per mantenere un migliore stato di salute.

Si tratta di una scoperta che avrà implicazioni significative per promuovere la salute e la longevità tra le popolazioni delle isole del Pacifico.

Gli Autori suggeriscono che il processo di transizione debba essere riconosciuto come un vero e proprio fattore di rischio per la salute, e che gli si dedichi pertanto la giusta attenzione. Concludendo, gli Autori raccomandano la rivitalizzazione delle particolari pratiche tradizionali al fine di migliorare lo stato di salute degli abitanti di Phonpei.

Bibliografia
Balick MJ et al. Traditional Lifestyles, Transition, and Implications for Healthy Aging: An Example From the Remote Island of Pohnpei, Micronesia. PLoS One. 2019 Mar 12, 14 (3), e0213567.