Quando la nostra casa diventa lo scenario delle nostre giornate, e in un momento particolare come la quarantena forzata lo possiamo immaginare facilmente, le abitudini cambiano e l’isolamento può influire negativamente sulla salute, alterando le nostre abitudini e i ritmi del sonno. Secondo gli ultimi dati, pare proprio che il rapporto tra il sonno e gli italiani sia da migliorare: secondo l’Associazione Italiana di Medicina del Sonno, un terzo degli adulti riporta i sintomi dell’insonnia e per circa il 10% della popolazione è un problema costante. Oltre all’insonnia, anche il sonno breve (meno di 7 ore) è stato collegato a effetti negativi sulla salute.

La cattiva qualità del sonno è collegata a irritabilità, deterioramento cognitivo, lapsus o perdita di memoria e un sistema immunitario compromesso, mentre un'adeguata durata del sonno ha un effetto riparatore sul corpo, in particolare sul sistema immunitario, sul sistema endocrino e sul sistema nervoso. Per questo motivo, come componente importante per la cura di sé stessi, le principali organizzazioni del sonno promuovono un riposo notturno quantitativamente e qualitativamente bilanciato.

La National Sleep Foundation definisce adeguato un sonno di 7-9 ore per gli adulti di età compresa tra 26 e 64 anni e di 7–8 ore per gli adulti di età superiore a 65 anni, mentre il sonno è insufficiente se inferiore alle 6 ore per gli adulti e 5-6 ore per gli anziani adulti.

A tal proposito un’equipe di studiosi ha condotto un’analisi trasversale, pubblicata su Nutrients, secondo la quale vi sarebbe una relazione tra le condizioni del sonno e l'assunzione di micronutrienti. Questa analisi trasversale del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES 2005–2016) ha dimostrato che i partecipanti con un sonno di breve durata avevano un consumo abituale inferiore di calcio, magnesio e vitamina D (sia come apporto dalla dieta che dagli integratori) in tutti gli adulti di età pari o superiore a 19 anni, e di vitamina K negli adulti di età compresa tra 19 e 50 anni.

Inoltre, tra i partecipanti che hanno riportato un sonno breve vi era una percentuale più alta di individui che assumevano la maggior parte dei nutrienti in una quantità inferiore al fabbisogno medio. In particolare, sono state osservate differenze tra individui di diversa età e genere: per gli adulti tra 51 e 99 anni con una breve durata del sonno, è stata segnalata un’assunzione inadeguata di molti micronutrienti.  Per quanto riguarda il genere, nelle donne è stata riportata una maggiore prevalenza di assunzione inadeguata per calcio, magnesio e vitamine A, C, D, E e K. Al contrario, per gli uomini con sonno breve è emerso un apporto inadeguato di vitamina D.

Cosa ci vogliono dire i ricercatori? Spesso si ricorre a rimedi per favorire il buon sonno, ma dovremmo prima capire come ci alimentiamo: è emerso che il sonno breve è associato ad un minore apporto di nutrienti fondamentali, perché allora non considerare una supplementazione della dieta?

Bibliografia
Ikonte CJ, Mun JG, Reider CA, Grant RW, Mitmesser SH. Micronutrient Inadequacy in Short Sleep: Analysis of the NHANES 2005-2016. Nutrients. 2019 Oct 1;11(10).