Secondo uno studio britannico dormire di più può migliorare le abitudini alimentari, con un impatto sulla composizione corporea e l’assunzione di grassi.

“Il sonno rappresenta sempre più un potenziale fattore di rischio coinvolto nella complicata ricostruzione delle cause di obesità e disturbi cardiometabolici; quest’area sta creando una crescente preoccupazione della comunità scientifica per la salute pubblica”. L’équipe ha sottolineato come prima evidenza che dormire poco può essere legato a un aumento di insulino-resistenza e dell’appetito, e a un’alterazione dei livelli glicemici.

Lo studio ha coinvolto 42 persone tra i 18 e i 64 anni; i soggetti dichiaravano di dormire poco ed erano tutti normopeso (BMI < 30). Prima di avviare lo studio di 4 settimane, i partecipanti hanno indossato un braccialetto elettronico che traccia la durata del sonno e che, collegato a un monitor, permette di registrare la spesa totale di energia; i comportamenti alimentari sono stati valutati attraverso il Dutch Eating Behavior Questionnaire.
Una metà dei partecipanti è stata messa nelle condizioni di dormire più a lungo, l’altra metà ha continuato a dormire poco come da abitudine. All’inizio e alla fine dello studio sono stati rilevati fattori come composizione corporea, pressione sanguigna, pulsazioni, metabolismo a riposo e dispendio energetico.

Dopo le 4 settimane si sono potuti osservare diversi e significativi cambiamenti alimentari nel gruppo che aveva aumentato le ore di sonno, come: una media di 12 g in meno di zuccheri, 28 g in meno di carboidrati e il 4% di energia in meno da assunzione di grassi.

Gli Autori approfondiranno i risultati ottenuti esaminando l’assunzione di nutrienti e dettagliando i comportamenti del sonno, rivolgendosi nello specifico alla popolazione a rischio obesità o cardiovascolare.

 

Bibliografia
Al Khatib HK et al., Sleep extension is a feasible lifestyle intervention in free-living adults who are habitually shorsleepers: a potential strategy for decreasing intake of free sugars? A randomized controlled pilot study. Am J Clin Nutr. 2018 Jan.